domenica 6 maggio 2012

Midnight in Paris

Mi sento un pessimo fan di Woody Allen, perché ho visto questo film solo alcuni giorni fa...e quanto mi pento di aver aspettato tanto! Come minimo mi sono sentito in dovere di rimediare scrivendo quattro righe per consigliarlo a tutti.
I primi minuti del film, vera vetrina di riprese-cartolina, sono un autentico omaggio di Woody Allen alla capitale francese ed è facile scorgervi il suo amore che già avevamo intravisto in “Tutti dicono I love you”. Una carrellata di immagini che ricorda molto l’inizio di "Manhattan", ma senza l'irresistibile auto-introduzione del protagonista come sottofondo sonoro. Persino il protagonista ricorda un’altra sfaccettatura dell’alter-ego di Woody.
Gil è uno sceneggiatore holliwoodiano in vacanza a Parigi, insoddisfatto del proprio lavoro e desideroso di darsi alla letteratura vera e propria. La sua ansia da ‘salto di qualità’ non è per nulla facilitata dalla sua futura moglie e dagli invasivi genitori di lei, che non perdono occasione per castrare ogni suo sogno di riscossa personale. Ma persino il loro sfacciato pragmatismo non può avere la meglio in una città come Parigi, e Gil è sempre più rapito dall’atmosfera delle strade parigine, la sua mente lasciata a timone libero tra di esse.
Dopo qualche scontro e disagio, Gil si ritrova catapultato negli anni ’20 faccia a faccia con i pilastri artistici dell’epoca: Scott Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Dalì… Finalmente sente di trovarsi nella sua epoca d’oro e ogni notte fa in modo di ripetere la magia per fuggire dall’insoddisfazione del presente e tuffarsi tra le menti geniali dell’epoca passata (simpaticamente ‘umanizzati’ enfatizzando in modo molto divertente i loro lati più esagerati) e sentirsi ispirato e completato da esse. Il quadro viene completato dall’incontro con un’altra donna, che con la sua personalità e il suo fascino mette definitivamente in discussione le scelte di Gil per la sua vita a venire, mettendo a nudo la sua personale crisi esistenziale.
Quello che inizialmente sembra essere un classico personaggio di Allen, a disagio nel suo luogo e nel suo tempo, si rivelerà in seguito riflettere una nuova lucidità del regista. A differenza di film passati, in cui spesso non sembra esserci soluzione ai disagi romantici o esistenziali dei protagonisti, qui Allen sembra più “maturo” inserendo una forte dose di speranza nel suo personaggio che, nonostante insegua i suoi sogni senza esitazione traendone energia vitale, riesce a trovare il coraggio di fare i conti col presente e scegliersi un posto in esso.

A mio parere uno dei migliori film di Woody Allen degli ultimi tempi, decisamente consigliato.

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