Giunta
ormai alla conclusione della seconda stagione, la serie TV della HBO (tradotta
in Italia ne “Il Trono di Spade”, anche se il nome originale è molto più
popolare), direi che è il momento di tirare le prime somme.
Per coloro che
non lo sapessero, Game of Thrones è la trasposizione della ormai celebre saga
letteraria fantasy Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco (A Song of
Ice and Fire il titolo originale) dell’autore George R.R. Martin. Ogni
stagione consiste in 10 episodi e copre gli avvenimenti di un libro (due dell’edizione italiana Mondadori che ha spezzato ogni romanzo in
due).
È un’epoca
di relativa pace e tranquillità nel continente di Westeros. Robert
Baratheon, re dei Sette Regni, si reca a Grande Inverno con la sua corte in seguito alla morte di Jon Arryn, il suo Primo Cavaliere (una
sorta di primo ministro del regno),
per nominare come sostituto il fedele amico ed ex compagno d’armi Eddard
Stark, lord di Grande Inverno e protettore del Nord. Agli Stark però giunge segretamente un’informazione
inquietante: la morte del Primo Cavaliere non sarebbe stata naturale, ma
provocata da qualcuno della potente famiglia Lannister, legata alla casata
reale tramite la regina e sempre più ingerente a corte grazie anche alla loro
proverbiale ricchezza. Cosa si nasconde dietro alla morte di Jon Arryn? Quali
sono le mire dei Lannister?
Nel
frattempo nell’estremo nord, al di là della Barriera (una colossale parete di
ghiaccio eretta a protezione delle misteriose creature confinate a nord del mondo
conosciuto), qualcosa è in movimento. Eventi
inquietanti cominciano a manifestarsi e i Guardiani della Notte protettori
della Barriera cominciano a sparire.
A est di
Westeros, lontano da tutto ciò, la giovane Daenerys Targaryen e suo fratello
maggiore, esiliati eredi del precedente re, cercheranno di ottenere l'appoggio necessario
per tornare alla ribalta e reclamare i Sette Regni con la forza.
Il mondo di
Westeros e dintorni ha ben poco in comune con le atmosfere tolkeniane o fantasy
classiche in generale. Non vi troviamo stregoni, elfi e goblin; la magia è
un'arte perduta nel tempo e molti dubitano persino della sua esistenza; creature
come draghi e giganti sono figure mitiche di un passato remoto.
A farla
da padrone sono uomini ordinari: cavalieri, mercenari, lord, principi e re. A
prima vista appare più come un racconto più medievaleggiante, se
vogliamo. Man mano che gli eventi si dispiegano però, sempre più saranno gli
elementi sovrannaturali più o meno prettamente fantasy.
Se da un
punto di vista meramente convenzionale sembrerebbero gli Stark i protagonisti
principali, è un ruolo che gli va molto largo. Questo perché le varie vicende
non ruotano esclusivamente attorno a loro, ma seguono un intreccio ben
più grande. Non si tratta di una storia principale, ma di varie storie
che proseguono contemporaneamente in diversi luoghi, e non necessariamente si
intrecciano l’una con l’altra in modo diretto (non ancora almeno). Non esiste quindi un
protagonista o un gruppo di protagonisti amici o compagni di viaggio, ma piuttosto tanti personaggi e tante storie che seguono e reagiscono all’evolversi
degli eventi nello stesso mondo.
Persino
le singole casate sono difficili da inquadrare in limitanti ruoli, e i confini tra “buoni” e “cattivi”
sarà sempre meno chiaro e definito. In un’atmosfera di giochi di potere,
tradimenti e voltafaccia, sarà bene non dare niente per scontato: un
personaggio apparentemente “a posto” potrebbe prendere decisioni per voi molto
discutibili o rivelarsi diverso da come pensavate; o un personaggio che
inizialmente odierete potrebbe gradualmente diventare uno dei
vostri preferiti.
Senza
dubbio le problematiche della trasposizione dai libri allo schermo ci sono e si
fanno sentire. I primi episodi ad esempio risultano abbastanza lenti e poco
avvincenti, principalmente perché vengono presentati una grande quantità di
personaggi, come se si poggiassero i pedoni su una scacchiera senza che niente di realmente importante accada. C'è da tenere a mente però
che nei libri i personaggi sono persino più numerosi e dettagliati, quindi direi che un piccolo sforzo di pazienza iniziale non sia la fine del
mondo.
Quello
che maggiormente mi lascia perplesso sono le differenze narrative. In varie occasioni infatti, soprattutto nella seconda stagione, alcuni
avvenimenti collaterali non solo vengono tagliati, ma prendono delle pieghe abbastanza diverse
rispetto ai libri, mantenendo comunque il “risultato finale” degli eventi principali
pressoché uguale. Capisco che certe scelte saranno sicuramente state fatte per riassumere il più possibile una quantità di eventi e personaggi
senza dubbio enorme, ma a volte il risultato è un 'feedback' di sensazioni
molto diverso rispetto a quello dei libri.
Una cosa
che mi ha sorpreso invece (e devo ancora capire se piacevolmente o no) è come
la diversità di “format” della serie TV riesca ad arricchire l'esperienza dei libri. Mi spiego. Nella versione cartacea
gli eventi vengono narrati di volta in volta dal punto di vista di un personaggio, che
solitamente è un protagonista tra i “buoni” (diciamo così); questo permette un'introspezione che difficilmente riesce a varcare i limiti del personaggio
stesso. È difficile ad esempio capire cosa pensano e provano personaggi come
Cersei, Renly o Stannis, perché di loro vengono descritte le azioni o al massimo dei retroscena...ma sempre da un punto di vista esterno. Nel
telefilm invece questo limite è più sottile e di tali personaggi abbiamo un
finestra interiore più ampia, e il risultato è che riusciamo a capirli e e inquadrarli
meglio. Un esempio per tutti: leggendo il libro è molto difficile non provare
astio per la regina Cersei, nella serie TV invece, malgrado rimanga nel suo
ruolo, viene chiarito meglio il suo punto di vista e diventa più difficile semplicemente odiarla senza riserve.
Una delle
differenze con i libri che meno ho apprezzato è l’impressionante percentuale di
nudi e scene di sesso presenti. Chiariamo una cosa: so benissimo che il sesso
vende, e personalmente di certo non mi disturba vedere delle belle figliole
senza veli. È altresì vero che anche nei libri il sesso è presente in grandi quantità con tanto di
dettagli. Ma considerando il lavoro di compressione di contenuti che si è dovuto fare dalle pagine alle scene televisive per riuscire a trasporre le cose più importanti, spesso dovendo sforbiciare dettagli e personaggi secondari, è automatico chiedersi se non fosse stato meglio limitare il
sesso e dare priorità al resto. Anche perché mentre alcune scene ci stanno, altre sono davvero gratuite e palesemente messe là per alzare la pressione sanguigna nei genitali degli spettatori (sia maschi che femmine).
Malgrado gli
svariati limiti dovuti alla sua trasposizione televisiva, Game of Thrones è
senza dubbio una serie di qualità. Questo anche grazie al più che discreto
budget della HBO e alla presenza di attori capaci. Direi che la maggior parte degli interpreti fa un buon lavoro nel calarsi nel proprio personaggio, anche se non tutti sono allo stesso livello (personalmente devo ancora abituarmi ad un Jon Snow così
inespressivo).
In
sostanza vi consiglio di vederlo, specialmente ora che la seconda stagione è
arrivata al termine e passerà un bel po’ prima che arrivi la terza (si parla
di aprile 2013).
Ma mi
sento di porre un’eccezione importante: se siete intenzionati a leggere i
libri (sui quali farò un post una volta che li avrò letti tutti) probabilmente
la cosa migliore è leggerli prima di vedere la serie. Questo perché, a
mio parere, c’è un vero abisso tra l’esperienza dei libri e quella della serie
TV. I libri offrono una quantità enormemente superiore di dettagli, storie e personaggi
secondari, descrizioni, suggestioni… Oltre al fatto che (come ho già detto)
diversi eventi sono stati accorciati o cambiati rispetto all’originale.
Vi lascio con la opening e il tema principale:
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